In concomitanza della settimana di apertura della 18. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
"Il laboratorio del futuro", a cura di Lesley Lokko, Ocean Space ospita la presentazione del progetto "Xholobeni Yards. Il titanio e la fabbricazione planetaria della lucentezza/polverosità" di Andrés Jaque / Office for Political Innovation.

Andrés Jaque, architetto e fondatore dell'Office for Political Innovation, decano e professore della Columbia University Graduate School of Planning and Preservation, sarà in conversazione con Farah Alkhoury, architetta e ricercatrice di Office for Political Innovation, e Markus Reymann, direttore di TBA21–Academy.

Si uniranno alla conversazione collegati da remoto anche Nonhle MMbutuma Forslund (ACC Amadiba Crisis Committee), Sinegugu Zukulu (SWC Sustaining the Wild Coast) , Siyabonga NNdovela (ACC Amadiba Crisis Committee) e Margie Pretorius (SWC Sustaining the Wild Coast).

Parte del ciclo "Onde di parole", che comprende conversazioni con artisti, ricercatori e scrittori in cui si intrecciano poesia, scienza ed ecologie territoriali, in collaborazione con istituzioni locali e iniziative nazionali. Le parole si trasformeranno in onde con cui andare alla deriva e che trasporteranno i nostri pensieri, mentre consideriamo i cambiamenti climatici e culturali con voci diverse provenienti dalle sponde del Mediterraneo.

L'architettura di alto livello di New York è letteralmente prodotta con materiali lontani, corpi e saperi lontani, estratti dai loro ecosistemi per essere resi risorse, che circolano come merci in un'economia basata sull'accumulazione globale.

L'inossidabilità di Hudson Yards è resa possibile grazie alla massiccia mobilitazione del titanio estratto dalla costa nord-orientale della provincia di Eastern Cape in Sudafrica, dove la compagnia mineraria australiana Minerals Commodities Limited, e la sua filiale sudafricana Transworld Energy and Mineral Resources (TEM) stanno ora pianificando di espandere le loro attività estrattive ai fondali di Xholobeni.

Dal 2008, attraverso l'elaborazione di canzoni che cantano insieme periodicamente come forma di attivismo, il popolo AmaMpondo ha rivendicato "il diritto di dire no" e si è schierato contro l'estrazione mineraria nella loro terra e sui fondali marini. Questo è stato finora un modo efficace per fermare i piani di estrazione. Il popolo AmaMpondo sostiene l'interdipendenza definitiva tra la vita umana e quella più-che-umana e chiede una transizione da un paradigma basato sull'estrazione a uno che promuova la cura reciproca tra le diverse forme di vita.

Office for Political Innovation, insieme alle popolazioni AmaMpondo di Xholobeni, presentano all'Arsenale un'installazione multimediale di 300 metri quadrati che rivendica la necessità che l'architettura si assuma la responsabilità del suo lontano impatto sociale e ambientale.