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"Sassolini" (dettaglio), 2013, Matteo Rubbi, Ph. Leonardo Chiappini

Tour

5. Il Mare Segreto | البحر السري

#THELAGOONHASTHEMOON

Date


Biglietto d'ingresso
Gratuito
Prenotazioni

Prenotazione obbligatoria al link Eventbrite.

Quinto appuntamento del nuovo ciclo di conversazioni itineranti "Venice as a model for the future?" ("Venezia come modello per il futuro?").

Con il titolo "The lagoon / has the moon / between its legs / playing ball (La laguna / ha la luna / tra le gambe / che giocano a palla", da una poesia di Etel Adnan, tratta dal suo libro "From A to Z" , Post-Apollo Press, 1982), questa serie intende esplorare come gli umani e non convivano a Venezia e nella sua laguna dopo il tramonto, quando l'ondata di visitatori giornalieri lascia la città, gli uccelli notturni iniziano a cantare, i fari vengono accesi su alcune imbarcazioni per pescare triglie e seppie, e la luna detta il movimento delle maree.

Il Mare Segreto | البحر السري

C'è tutta una parte del cielo notturno che nasconde il mare.

Questo mare esiste solo di notte, fatto di stelle e di spazi apparentemente deserti. Alle latitudini del Mediterraneo questo cielo segreto risulta quasi completamente sommerso, emerge ciclicamente sull'orizzonte, si innalza percorrendo l'arco dell'eclittica, senza mai tradirla, e si inabissa di nuovo, sottoterra o sott'acqua. Gli abissi di questo mare restano sotto, invisibili e mostruosi, grandi come tutto il cielo che ci sta sotto i piedi. La linea flebile dell'Idra è una demarcazione, un confine, la base del mondo.

Sembra strano osservare il mare guardando il cielo, intravedere in quel riflesso cangiante, l’intreccio complesso delle prime culture urbane e agricole, insieme a quelle nomadi. Tutto questo sapere sparso, contraddittorio, ci suggerisce che le identità sono più simili a segmenti, linee spezzate, a onde che spingono altre onde più che a radici facilmente identificabili aggrappate ad un terreno solido.

Questo sapere stratificato che nasce tra Persia e Mesopotamia, tra il Golfo e il Mediterraneo è stato ordinato e descritto da astronomi del calibro di Al-Sufi, nel suo Libro delle stelle fisse. Questo sarà, insieme ad altre fonti, il punto di partenza del laboratorio: un libro del X secolo. Queste onde e questo mare sono ancora lì, oggi quasi illeggibili, come affreschi molto sbiaditi.

La proposta consiste in un laboratorio di osservazione ad occhio nudo del cielo notturno nel corso di una camminata che ci porti in un luogo sufficientemente buio e libero da inquinamento luminoso. L’obiettivo del laboratorio è quello di far riemergere questo mare nei nostri occhi e nella nostra immaginazione ricomponendo più mappe, frammenti, ipotesi, storie tessendo poi i fili che collegano questo cielo segreto a noi, alla nostra vita adesso.

Zeyn Joukhadar

Zeyn Joukhadar è uno scrittore siriano-americano. È autore dei romanzi "The Thirty Names of Night" (I trenta nomi della notte), vincitore dello Stonewall Book Award e del Lambda Literary Award per la letteratura transgender, e "The Map of Salt and Stars" (La mappa del sale e delle stelle), vincitore del Middle East Book Award e finalista del Goodreads Choice Awards e del Wilbur Smith Adventure Writing Prize. I suoi lavori sono apparsi su Electric Literature, Salon, The Paris Review, [PANK] e altrove e sono stati antologizzati in Letters to a Writer of Color, This Arab Is Queer e altre pubblicazioni. È stato nominato due volte per il Pushcart Prize. Joukhadar fa parte del consiglio di amministrazione del Radius of Arab American Writers (RAWI) e fa da mentore a scrittori emergenti di colore con il Periplus Collective. Ha ricevuto borse di studio e residenze dal Montalvo Arts Center Lucas Artists Program, dall'Arab American National Museum, dalla Bread Loaf Writers' Conference, dalla Camargo Foundation, dal Sitka Center for Art and Ecology, dalla Josef and Anni Albers Foundation e dal Santa Fe Art Institute. Attualmente Joukhadar sta adattando "The Thirty Names of Night" come opera teatrale immersiva, commissionata dalla Noor Theatre Company. Originario di New York, vive e lavora tra l'Italia e gli Stati Uniti. Per saperne di più: www.zeynjoukhadar.com.

Matteo Rubbi

Matteo Rubbi è un artista visivo. Nel 2005 si è laureato in Belle Arti all'Accademia di Brera, Milano, con Alberto Garutti, e nel 2007 ha co-fondato Cherimus, un'associazione artistica no-profit con sede in Sardegna, che lavora per contribuire allo sviluppo del patrimonio sociale e culturale della regione del Sulcis (Sardegna sud-occidentale, Italia) attraverso l'arte contemporanea. Nel 2011 Rubbi ha vinto l'8° Premio Furla e nel 2015 è stato selezionato per il programma di arte pubblica ArtLine a Milano. Ha esposto in mostre personali presso istituzioni quali FRAC Corsica, Corte, Francia; CAC La Sinagogue de Delme, Delme, Francia; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; GAMeC, Bergamo; Combine Studios ASU Art Museum, Phoenix; Museo Burel, Belluno. Ha partecipato a mostre collettive e progetti speciali al Centre Pompidou, Palais de Tokyo, Musée Bourdelle, Parigi; IAC, Institut d'art contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes; CRAC Alsace, Atlkirch; CNAC Le Magasin, Grenoble; MAXXI, MACRO, Roma; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; PAC, GAM, MUDEC, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Isola Art Center, Milano; GAMeC, Accademia Carrara, Bergamo; MAN, Nuoro. Rubbi ha ricevuto borse di studio da Le Pavillon du Palais de Tokyo (2009); ASU Art Museum, Phoenix, USA (2012); LAP, Montalvo Art Center, Saratoga, USA (2017-2019); Camargo Foundation, Cassis, Francia (2020). Vive e lavora in Italia. Per saperne di più: www.matteorubbi.com.

LA LAGUNA / HA LA LUNA / TRA LE GAMBE / CHE GIOCANO A PALLA

Parte del ciclo “Venezia come modello per il futuro? - La laguna / ha la luna / tra le gambe / che giocano a palla”.

"Venezia come modello per il futuro?" è un ciclo di conversazioni itineranti, curate da Barbara Casavecchia e Pietro Consolandi e guidate da attivisti, scienziati e custodi di questo specchio d'acqua e dei suoi abitanti. La serie di quest'anno, intitolata “La laguna / ha la luna / tra le gambe / che giocano a palla” (sempre ispirata a una poesia di Etel Adnan), si muove nel crepuscolo e nel silenzio della notte, esplorando come gli esseri umani e più che umani coesistano a Venezia e nella sua laguna dopo il tramonto.