- Date
-
- Luogo
-
Campalto
- Biglietto d'ingresso
- Gratuito
- BOOKING
-
La prenotazione è richiesta a info@ocean-space.org
- MEETING POINT
-
17:30 ritrovo a Piazzale Roma | 18:00 ritrovo a Passo Campalto, davanti alla "Trattoria Al Passo"
- LINGUA
-
Italiano
“Microecologie lagunari” è il titolo del secondo ciclo di conversazioni itineranti della serie “Venice as a Model for the Future?”, a cura di Barbara Casavecchia e Pietro Consolandi per TBA21–Academy e Ocean Space.
Questo nuovo capitolo muove oltre i confini urbani della città di Venezia, verso le isole e i margini della sua laguna, per posare piedi e sguardo sui paesaggi creati dall’interazione tra molte specie, non solo umane: dalle dune di sabbia all’humus degli orti, dalle barene abitate da in cui prosperano piante e uccelli selvatici ai fondali popolati da molluschi e minuscoli pesci.
Nell’invitarci a ripensare i paesaggi, sia di terra che d'acqua, come “assemblaggi” di forme di vita coesistenti, che bisogna allenarsi a notare, la studiosa Anna Tsing ci ricorda che sono “incontri a tempo indeterminato. Ci permettono di farci domande sugli effetti comuni senza darli per scontati. Ci mostrano storie potenziali in divenire”. La pratica del camminare e parlare insieme crea spazi di ascolto e condivisione, aiutandoci a immergerci in un ecosistema"*.
7. SULLE BARENE
Arrivando all’aeroporto Marco Polo si sorvolano le barene, le cui immagini mozzafiato salutano poi dai finestrini di destra anche gli ospiti in decollo. Sono immagini rare che possono essere colte anche a quota più bassa; ad esempio dal campanile di Torcello, e scendendo ancora dagli argini che delimitano alcune barene rendendo leggibile in una visione panoramica le superfici emerse innervate da un reticolo di canali sinuosi. E’ questo l’aspetto più peculiare delle barene di Campalto: l’essere raggiungibili da terra, lungo un argine che le riborda consentendo l’esame dell’organizzazione morfologica e vegetazionale e, scendendo, l’osservazione in dettaglio dei suoli, dei canaletti (i “ghebi”) e della peculiare vegetazione adattata alla salinità.
Le barene di Campalto hanno una storia particolare, derivando da superfici un tempo di terraferma divenute lagunari a seguito del taglio dell’Osellino e al successivo abbassamento fino alla quota attuale. Al contrario oltre l’aeroporto le barene del Dese, osservabili in decollo, rappresentano l’unica estesa sopravvivenza dell’habitat naturale primigenio proprio della laguna originaria, oggi minacciato da un progetto di “hub trasportistico” che comprometterebbe questo valore eccezionale e irripetibile.
Le barene naturali sono ambienti “intertidali”, i cui suoli cioè sono soggetti ad alterne sommersioni ed emersione a seguito della normale escursione di marea. In quelle ben conservate la marea si diffonde inizialmente percorrendo le ramificazioni sinuose dei canali, sempre più sottili fino ai “ghebi” minori e ai piccoli invasi acquei interni (i “chiari”), assicurando funzioni vitali per la laguna. E’ evidente l’analogia morfologica e funzionale con la struttura biologica dei polmoni, dalla trachea ai bronchi e alle ramificazioni di questi fino ai capillari e agli alveoli polmonari, o quella con le ramificazioni del sistema vascolare che assicura l’ossigenazione dei tessuti. Analogia funzionale, perché a queste strutture, dovute all’evoluzione geomorfologica e biologica, corrispondono massimo interscambio tra fluidi e tra elementi portati da questi, massima capacità dissipativa delle correnti, massima azione filtrante, massima cattura dei nutrienti, dei sedimenti e dei detriti, massima resistenza assicurata nelle barene dalla vegetazione. In sintesi, massima efficienza idraulica ed ecosistemica e massima capacità autoconservativa. Le barene naturali possono essere considerate veri e propri organi vitali, in una laguna oggi aggredita al punto da aver largamente perduto la natura e l'identità cui è inscindibilmente legata Venezia stessa.
Le leggi speciali per Venezia richiedono fin dagli anni Settanta il riequilibrio della Laguna, delle sue capacità autoconservative, dei fattori da cui queste dipendono. E invece per decenni la Laguna è stata ulteriormente aggredita, riempita tra l'altro di terrapieni di comodo, definiti enfaticamente "barene artificiali", funzionali nelle localizzazioni e nelle forme ai vantaggi di chi le realizzava, che hanno ignorato i caratteri, le localizzazioni e le funzionalità delle barene naturali. Al di là di quanto oggi noto a tutti si è buttata via l’opportunità di perseguire realmente gli obiettivi del riequilibrio e del ripristino morfologico e funzionale.
FOTO: Uno scorcio delle Barene di Campalto, courtesy Barena Bianca
INFORMAZIONI
17:30 ritrovo a Piazzale Roma (Ponte di Calatrava), partenza dell'autobus 5 alle 17:42 (fermata Sabbadino Passo Campalto)
18:00 ritrovo a Passo Campalto, davanti alla "Trattoria Al Passo" e partenza della camminata lungo le barene.
La partecipazione è gratuita con prenotazione all'indirizzo info@ocean-space.org. Posti disponibili limitati.
Vi ricordiamo che il trasporto in bus è a carico dei partecipanti.
LORENZO BONOMETTO
Lorenzo Bonometto, naturalista con particolare esperienza in morfologia ed ecologia lagunare. Già fondatore e direttore del Centro di Educazione Naturalistica Ambientale del Comune di Venezia (presso il Museo di Storia Naturale), esperto in pianificazione naturalistica lagunare e litoranea (anche quale consulente del Ministero dell’Ambiente e docente per l'Università IUAV di Venezia), socio fondatore e a lungo presidente della Società Veneziana di Scienze Naturali.
THE CURRENT III
"Microecologie lagunari" è parte del programma di studio di TBA21–Academy The Current III: The Mediterraneans: “Thus waves come in pairs” (after Etel Adnan) guidato da Barbara Casavecchia.
The Current III è un programma transdisciplinare di percezione, ascolto, pensiero e apprendimento che supporta progetti, pedagogie collettive e voci lungo le sponde del Mediterraneo attraverso i campi dell'arte, della cultura, della scienza e dell’attivismo.
*Anna Tsing, When The Things We Study Respond to Each Other, in: More-than-Human, a cura di Andrés Jaque, Marina Otero Verzier, Lucia Pietroiusti, e Lisa Mazza, co-pubblicato da Het Nieuwe Instituut, Office for Political Innovation, General Ecology Project at the Serpentine Galleries e Manifesta Foundation, 2020.