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otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua

Nadia Huggins & Tessa Mars  — 

Per il 10 anniversario del suo programma pluriennale di fellowship "The Current", TBA21–Academy presenta "otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua" [altre montagne, dissolte sotto l’acqua]. Sotto la direzione della curatrice dominicana Yina Jiménez Suriel, la mostra unisce le commissioni inedite di Nadia Huggins e Tessa Mars, installazioni video e sonore site-specific, sculture e dipinti di grandi dimensioni ospitati nella storica ex Chiesa di San Lorenzo.

Tra i diversi orizzonti embrionali che cercano di garantire la vita sul nostro pianeta oggi, l’Oceano è uno spazio comune. Potrebbe sembrare che la trasversalità di questo spazio sia dovuta soltanto alle sue implicazioni biologiche ma l’Oceano è uno spazio comune anche per un’altra ragione: perché i processi emancipativi contemporanei della specie umana – che finiscono per ripercuotersi sulle forme di vita non umane – sono accomunati dall’urgente necessità di trascendere la prospettiva terrestre, che ha plasmato e definito tanto il nostro sistema sensoriale, quanto la costruzione dei saperi. Se le strutture simboliche e materiali che abbiamo conosciuto finora sono ancorate a un’idea di binarietà e stabilità, la prospettiva oceanica contribuisce a generare strutture che agevolano la vita a partire dal movimento costante.

La tematica della ricerca a lungo termine di Jiménez Suriel “la historia de las montañas” [la storia delle montagne] ha permesso di individuare alcuni strumenti-strategie: la ripetizione, la fuga, l’improvvisazione~freestyle, la trasmutazione, i processi onirici e il galleggiamento. Di tutti questi strumenti-strategie, l’improvvisazione~freestyle è uno dei più conosciuti in quella pelle del pianeta che chiamiamo placca tettonica dei Caraibi, e la sua azione si estende dalle montagne più alte sul livello del mare fino alle altre montagne, quelle che si muovono liberamente sott’acqua. Perciò durante i tre anni del progetto “The Current IV” abbiamo indagato e lavorato con questo strumento.

La mostra “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” [altre montagne, dissolte sotto l’acqua] presenta le opere commissionate a Nadia Huggins e Tessa Mars, attraverso le quali le artiste esplorano e facilitano l’esposizione all’improvvisazione~freestyle e il suo utilizzo per trascendere la prospettiva terrestre, reimmaginare i sistemi di supporto alla vita e confrontarsi con le nozioni di potere e controllo radicate in strutture binarie e stabili.

Nadia Huggins, “A shipwreck is not a wreck”, 2025. Vista della mostra “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” [altre montagne, dissolte sotto l’acqua], Ocean Space, Venezia. Commissionata da TBA21–Academy. Foto: Jacopo Salvi

Nadia Huggins

Nella video installazione di Huggins “A shipwreck is not a wreck” (2025), l’artista esplora il potenziale dell’improvvisazione~freestyle come strumento in interazione con la percezione umana. Se la stabilità e la binarietà hanno condotto alla configurazione di una matrice di dominio interiore e collettivo delle nostre capacità sensoriali, l’improvvisazione~freestyle ci mette di fronte al confine di questa matrice e ci fa individuare la necessità di un qualcosa di diverso. L’opera invita il pubblico della mostra a spostarsi nel relitto di un’imbarcazione arenata che ospita entità umane e non umane che subiscono un processo di trasformazione multivettoriale reciproca fino a costituire un corpo geologico comune che riavvia l’intero processo.

Un naufragio, del quale non sappiamo molto al di là della sua presenza fisica nello spazio espositivo, scatena i processi a cui assistiamo nell’opera e la popola di personaggi: le rocce, i coralli, gli esseri umani, le meduse e le mangrovie trovano nell’Oceano un catalizzatore e uno spazio nel quale cercano di creare vita. I loro movimenti, del tutto diversi da quelli che associamo al buono, riflettono una complessità di emozioni. L’artista utilizza l’immagine del naufragio e i movimenti tra i personaggi dell’opera per mettere in discussione la linearità e la frequente romanticizzazione con cui le scienze biologiche e quelle umane inquadrano o raccontano la creazione di mondi.

“A shipwreck is not a wreck” combina e sovrappone intensità, velocità, ripetizioni di movimenti, spostamento del focus di attenzione e disorientamento spaziale, sonoro o temporale. Tutte queste azioni cercano di metterci di fronte ai limiti delle nostre capacità sensoriali e di segnalarci le possibilità di espanderle fino a trasformarle. L’improvvisazione~freestyle, dunque, qui non è solo un tema ma anche il modo in cui si articolano le riflessioni dell’opera.

TESSA MARS

La mostra “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” propone una conversazione in tre atti: nel primo e nel terzo l’opera di Nadia Huggins presenta una sfida percettiva nell’Oceano, mentre nel secondo l’artista Tessa Mars ci accompagna sulle formazioni montuose sopra il livello del mare, luoghi che hanno ospitato, attratto e continuano a favorire le azioni di cimarronaggio nell’Abya Yala, che i popoli indigeni e africani intrapresero nel tentativo di trascendere la prospettiva binaria e stabile della realtà su cui si fondava l’impresa coloniale, e che continuano a rinnovarsi ancora oggi nella disputa per la costruzione delle soggettività.

Nell’installazione pittorica “a call to the ocean” (2025), Tessa Mars esplora il potenziale dell’improvvisazione~freestyle come una strategia utile a segnalare spazi di "fuga", un concetto proposto dall’artista e filosofo Dénètem Touam Bona, secondo il quale "fugare non significa mettere in fuga ma, al contrario, far fuggire la realtà, sottoporla a infinite variazioni per sottrarsi in ogni modo alla sua presa. La fuga è fervore creativo". In questo senso, l’articolazione tra improvvisazione~freestyle e fuga si traduce nella creazione di tante possibilità dell’essere quante bastano a evitare la cooptazione da parte di una realtà imposta, e perciò contribuisce alla saturazione dell’operatività binaria del potere.

Nell’opera di Tessa le montagne sono entità a sé stanti, la cui evoluzione geologica è presentata come un ciclo di fuga che è direttamente coinvolto nella creazione delle forme di vita umane e non umane che le costituiscono. L’artista segnala, inoltre, l’antinomia che emerge tra i diversi modi con cui la prospettiva terrestre e la prospettiva oceanica intendono le montagne: la prima le assume come uno spazio da sfruttare per alimentare un sistema di produzione, mentre la seconda considera le montagne come entità decisive nel divenire dell’alterità. Mentre il pubblico si addentra nei diversi strati dell’opera, l’artista ci presenta dei personaggi che sembrano immersi in un sonno profondo che ne fa mutare le forme. Se ognuna di queste figure sembra trovarsi in momenti diversi di un processo introspettivo, la contrapposizione tra uno strato dell’opera e l’altro suggerisce una certa sintonia collettiva. Emerge inoltre un legame con delle forme di vita che vengono in sogno, i cui modi di muoversi appartengono ad altre epoche e accompagnano la (tras)formazione delle loro realtà corporee nel percorso di conciliazione con il movimento costante.

Nella visione di Mars, le montagne sopra il livello del mare ci accompagnano nel cammino che ci avvicina alle altre montagne, quelle dissolte sotto l’acqua. Alle montagne è affidata la saggezza dei tempi profondi del nostro pianeta, e se quelle sopra il mare hanno nutrito e catalizzato la possibilità di fare altri mondi, le montagne che si muovono liberamente sott’acqua potranno nutrire e catalizzare il materializzarsi di altri orizzonti a venire.

BIOGRAFIE

Nadia Huggins è nata a Trinidad e Tobago ed è cresciuta a St. Vincent e Grenadine, dove attualmente risiede. Artista autodidatta, lavora nel campo della fotografia e, dal 2010, ha costruito un corpus di immagini caratterizzate dall'osservazione e dall'interesse per il quotidiano. Il suo lavoro fonde pratiche documentarie e concettuali, che esplorano l'ecologia, l'appartenenza, l'identità e la memoria attraverso un approccio contemporaneo incentrato sulla riproposizione dei paesaggi caraibici e del mare. Le fotografie di Huggins sono state esposte in mostre collettive in Canada, Stati Uniti, Trinidad e Tobago, Giamaica, Barbados, Etiopia, Guadalupa, Francia e Repubblica Dominicana. Ha esposto in mostre personali nel 2023 Coral & Ash al KJCC/NYU, NYC, USA; nel 2022, Strange Territory ha avuto luogo al The Betsy Hotel, Miami, USA e nel 2019, la sua mostra personale Human stories: Circa no future ha avuto luogo alla Now Gallery, Londra, Regno Unito. Le sue opere fanno parte della collezione della Wedge Collection (Toronto, Canada), della National Gallery of Jamaica (Kingston) e dell'Art Museum of the Americas (Washington DC, USA).

Tessa Mars è un’artista visiva haitiana che esplora temi come il genere, il paesaggio, la migrazione e la spiritualità in relazione alla storia haitiana. Lavorando principalmente con la pittura e il papier mâché, l’artista si distacca dalle narrazioni coloniali per riconnettersi a una prospettiva haitiana del mondo e abbracciare altre forme di appartenenza collettiva. Mars ha conseguito una laurea in Belle Arti presso l’Università Rennes 2 in Francia nel 2006 e attualmente vive tra Haiti e San Juan Porto Rico. Ha tenuto mostre personali al Centro d’Arte e all’Istituto Francese di Port-au-Prince, Haiti, e ha partecipato a esposizioni collettive presso la Tiwani Gallery, Londra, Regno Unito; il Denver Art Museum, Colorado; Art Africa Miami, Florida; Ateliers ’89, Oranjestad, Aruba; il Musée du Panthéon National Haïtien, Port-au-Prince, Haiti; il 30° Simposio Internazionale di Arte Contemporanea di Baie-Saint-Paul, Canada; il primo padiglione haitiano alla 54ª Biennale di Venezia.

Yina Jiménez Suriel è curatrice e ricercatrice laureata in studi visivi. La sua pratica curatoriale si nutre della ricerca transdisciplinare che sviluppa intorno alla costruzione dell’immaginario, ai processi emancipatori contemporanei e alla riconciliazione con il movimento costante, denominata la historia de las montañas. È curatrice aggiunta della 14ª Bienal do Mercosul (2025). A TBA21–Academy è curatrice di The Current IV (2023-2025) con il progetto di ricerca intitolato otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua. È redattrice associata della rivista Contemporary And (C&) per l’America Latina e i Caraibi. I suoi progetti curatoriali includono Vehículos. Una revisión (2018) a Casa Quien (Repubblica Dominicana); la prima e la seconda fase di de montañas submarinas el fuego hace islas che si è svolta tra Pivô (Brasile) e Cinemateca Dominicana (Repubblica Dominicana) nel 2022 e tra KADIST San Francisco (USA), Delfina Foundation (Regno Unito) e Museum of Contemporary Art and Design Manila (Filippine) nel 2023-2024, curandone le due pubblicazioni; e desde los azules (2024) alla Kunsthalle Lissabon (Portogallo). È stata co-curatrice della sezione Opening di ARCOmadrid 2023 e 2024. Jiménez Suriel vive nella Repubblica Dominicana.